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28 ottobre 2011


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Dimettiti tu, che a me vien da ridere

"Il problema è che qualcuno possa pensare di comportarsi contro gli interessi del proprio Paese, in questo modo causando uno spiacevole incidente con un paese amico. Per questo confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità..."
Un modo cordiale per chiedere delle dimissioni. L'ho sentito per radio, poi ho aspettato il commento per capire chi parlava di chi. Chi chiedeva le dimissioni di chissà chi per far bene a questo paese in questi giorni? Dite che c'entra Berlusconi? In un certo senso fuochino!
Chiedere le dimissioni! A forza di sentirselo dire ha cominciato a chiederle anche lui, ma stavolta non parlava in terza persona! Si riferiva a Bini Smaghi che dovrebbe lasciare il board della Banca Centrale Europea, dopo che Draghi, altro italiano, è stato designato come presidente proprio della Bce, per far posto ad un francese.
Delle dimissioni per far contenta la Francia. Toh, guarda!
Sentire Berlusconi far certi discorsi mi ha fatto pensare al bue che diede del cornuto all'asino, o a quel tale che disse: "Fate come dico io, ma non fate come faccio io..."
Coerente e credibile come solo lui sa essere.
Poveri (asini) noi!
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24 ottobre 2011


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72 ore

C'era un presidente Italiano, uno tedesco (donna) e uno francese.
Erano tutti sulla stessa barca, che rischiava di affondare. La tedesca e il francese provavano a lavorare e ad evitare che la barca imbarcasse acqua. L'italiano raccontava barzellette per rendere più piacevole l'avvicinarsi dell'abisso. Ma le barzellette dell'italiano divertivano poco. La verità è che non si rideva con lui, ma si rideva di lui e infatti quando al francese e alla tedesca si chiese: "dareste mai l'unico secchiello per togliere l'acqua da questa nave al presidente italiano?" i due si guardarono, risero di gusto e dissero: "come no?!"
Allora il presidente italiano si arrabbiò e disse che era un complotto, che era incompreso, che lui era il migliore e che in realtà era lui l'unico unto dal Signore!
Tutti lo guardarono con attenzione poi esclamarono: "Benissimo, ti crediamo! Perciò ti diamo tre giorni per risorgere!"
Quello che non è stato fatto in anni si può fare in tre giorni? Ci vorrebbe un miracolo!
Non so voi, ma io se non vedo non credo...
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17 ottobre 2011


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Ritorno al passato

E chi parla più di protesta?
C'è il carabiniere che scappa dal suo blindato bruciato, che si salva correndo smarrito coperto di insulti.
Ci sono i sanpietrini divelti. Ci sono le auto andate in fiamme.
C'è il fumo dei lacrimogeni sparati.
Ci sono quelli vestiti di nero, armati come se fossero andati alla guerra.
C'è la Madonna infranta sull'asfalto, andata in mille pezzi, e lei non era nemmeno scesa per strada, sono stati i violenti ad andarla a cercare.
Ci sono le dichiarazioni dei politici, i telegiornali andati in onda, le prime pagine dei giornali usciti il giorno dopo, ci sono gli speciali e gli approfondimenti.
C'era la protesta, ma si fa la conta dei danni.
C'era l'indignazione, ma è rimasta la rabbia.
C'erano le persone normali, ma resterà il ricordo dei teppisti.
Poteva essere il momento per riflettere. Rimarranno le parole del Ministro dell'Interno Maroni: "La gestione dell'ordine pubblico ha evitato il morto."
Siamo stati il bel Paese, poi siamo rimasti nel passato, mentre gli altri, senza violenza, chiedevano un futuro.
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13 ottobre 2011


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Elogio dello sbadiglio

Continuavano a ripetermelo al mio corso di teatro: "Sbadigliate, gente, sbadigliate!"
Cominciavano, così, quelle ore di lezioni. Tanti sbadigli. Grossi sbadigli. E chi non riusciva a sbadigliare poteva piazzarsi davanti a quello più bravo sperando di essere contagiato. 
Nemmeno la mano davanti alla bocca, niente, non ci si doveva trattenere.
Bocca aperta il più possibile per agevolare tutte le contrazioni muscolari della faccia e non solo. Inalare e respirare, allargare il torace e stiracchiarsi, permettere al corpo di rilassarsi e lasciare andare i muscoli, liberandoli da ogni tipo di contrazione. Dovevamo, poi, accompagnare lo sbadiglio anche del suono e dai versi tipici del gesto, per far lavorare le corde vocali. 
Potevamo andare avanti anche per molti minuti. Lo sbadiglio era essenziale. Doveva venire bene. Dovevamo farne tanti.
Non siamo mai stati così bravi. 
Non come lo è stato Umberto Bossi, oggi. 
Del resto non c'era Silvio Berlusconi ad infonderci fiducia con i suoi discorsi.
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12 ottobre 2011


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Tu chiamale, se vuoi, distrazioni

Abbiamo un governo distratto.
Non un governo a pezzi, ma un governo distratto.
Anzi un governo solido. Solido ma distratto.
Perché andare sotto in una votazione importante, perché il voto sul rendiconto dello Stato si, era una votazione importante, non è stato l'ennesimo spettacolo deprimente che questo governo ha offerto, no! E' stata una distrazione.
Tremonti, ad esempio, non è entrato in aula ed è rimasto sull'uscio a guardarsi il tutto perché era distratto, per distrazione non è entrato.
Bossi è rimasto in transatlantico a parlare con i giornalisti per distrazione. I giornalisti non hanno capito un granché, ma forse lui stava dicendo che siamo tutti sulla stessa barca. O forse no.
Scajola, dopo il pomeriggio passato con Berlusconi, si è distratto. Era lì che continuava a ripetere: "solo due chiacchiere tra buoni amici!" Poi si è perso la votazione, ma a sua insaputa. Così, distrattamente.
Scilipoti si è distratto e con lui si sono distratti i responsabili, ma la loro, ci tengono a farlo sapere, è stata una distrazione responsabile. O irresponsabile. E comunque qualcuno avrebbe potuto avvisarli di stare più attenti.
Anche Berlusconi si è distratto. Si è distratto quando non è riuscito a dissimulare la rabbia; si è distratto quando il suo viso si è trasformato in una maschera di incredulità, non mascherando nulla; si è distratto quando si è trovato dinanzi Tremonti e l'ha spostato di peso.
Abbiamo un governo distratto. Si è distratto sulla crisi. Era distratto mentre Trichet ci diceva: "datevi una mossa!"
E dopo questa bocciatura la maggioranza si è detta momentaneamente distratta, forse troppo distratta, per discutere il disegno di legge sulle intercettazioni. 
Tu guarda se dobbiamo affidarci alla distrazione!
Ma per un governo distratto, ci consola il Presidente della Repubblica con la sua "vigile attenzione".
Per il resto, basta avere (la) fiducia.
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10 ottobre 2011


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Democrazia in salsa verde

A me la Lega ha sempre fatto un pò paura.
Non solo per gli argomenti del loro programma: "caccia al negro, all'immigrato, al musulmano, al burqa, ai barconi, al kebab e all'amaro del capo".
Non solo per lo spirito iniziale per fare politica: "Roma ladrona!" e dimostriamo di essere più bravi di loro! Ed effettivamente ci sono riusciti.
Non solo per le parole pacate dei loro leader, accompagnate spesso da una gestualità irriverente, schiaffi alla decenza e alla buona educazione.
Non solo per la fantasia su popoli e territori e cerimonie inesistenti, con tanto di ampolle e processioni.
Non solo per la strana geografia che hanno in mente: "Beh, la Padania è chiaro a tutti cos'è. E comunque si identifica col Nord che sono le Alpi e poi comprende tutta quella Val Padana, che è anche sulla cartina geografica, che è bagnata dal fiume Po, che poi dà la vita a tutto questo grande territorio." Parola di Renzo Bossi.
Non solo per l'idea di discendenza politica di padre in figlio, in un partito dove la madre della stupidità sembra sempre incinta.
Non solo perché non hanno delfini da proporre, ma solo trote e non sono nemmeno salmonate!
Non solo perché, secondo loro, tra poco io dovrei essere pronta ad imbracciare le armi in nome di una secessione che nessuno vuole contro il tricolore che è la mia bandiera.
Non solo perché ce l'hanno duro e guardandoli in faccia non abbiamo ancora capito cosa.
Mi fanno paura perché se non cacci il negro, l'immigrato, il musulmano, se non odi il kebab, il burqua, l'amaro del capo, se non partecipi al coro di "Roma ladrona" e non somigli a loro rubando come hanno imparato a fare loro; se non ti esprimi con insulti e parolacce e se non sei pronto ad andare in giro in processioni con spadoni, elmetti e croci, a dire che la Padania si identifica col nord che sono le Alpi; se non ti accontenti di essere figlio di nessuno e non cerchi di essere ugualmente stupido, e se non ti dichiari fan delle trote, allora non puoi scendere in campo. Perché nel partito che rappresenta un popolo che non esiste la democrazia si fa così, inventandosela come la geografia. E se non vi sta bene, allora dovrete constatare che la Lega ce l'ha duro. Il pugno. Guai a dire il contrario.
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7 ottobre 2011


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Nobel per la gnocca!

E' stato assegnato a tre donne il premio Nobel per la Pace.
La Commissione motiva così la scelta: "Premiate per la loro lotta non violenta per la sicurezza delle donne e il diritto delle donne alla piena partecipazione al processo di costituzione della pace"
Le tre donne sono: Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Liberia; Leymah Gbowee, anch'ella di origine liberiana, che lanciò una mobilitazione femminile contro la guerra civile, e l'attivista yemenita per la democrazia Tawakkul Karman.

Alla notizia la Lega commenta: "Fatevi scopare!"
Berlusconi, invece, fa notare che era stato quasi profetico: "L'avevo detti io?! Forza gnocca! Và da sè, che più sono e meglio è!"

Vi giuro che provo solo ad essere assurdamente ironica, sperando che la Lega e Berlusconi non mi prendano in parola. La paura, però, c'è!
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6 ottobre 2011


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La morte è una livella?

La morte a volte è ingiusta, anzi no. La morte è sempre ingiusta, ma a volta sembra proprio farlo apposta.
Lo scorso lunedì a Barletta crolla una palazzina, muoiono 5 persone, tutte donne, 4 lavoravano in un laboratorio tessile che si trovava al piano terra dell'edificio. La quinta vittima era una ragazzina di 14 anni, figlia dei titolari dell'attività.
La tragedia diventa una notizia, ma si aspetta la sentenza del processo Meredith a Perugia e quella morte, anche a distanza di anni, attira un pubblico maggiore. La morte non è tutta uguale.

Il giorno dopo, la tragedia della morte delle donne di Barletta potrebbe diventare indignazione. I presupposi ci sono tutti: una palazzina crolla nonostante alcune segnalazioni su certi scricchiolii, le donne lavoravano a poco meno di 4 euro all'ora e in nero, lo stesso colore del lutto. Sembra la fotografia di un paese che crolla e scavando tra quelle macerie ci si dovrebbe rendere conto di quanto siamo poco civili. 
Già, la tragedia potrebbe essere un notizione, ma la sentenza del processo Meredith a Perugia è stata pronunciata la sera prima. Amanda e Raffaele sono liberi. C'è chi si indigna, ma per questo. L'indignazione non è tutta uguale.

Oggi a Barletta si svolgono i funerali delle vittime di quel crollo. Potrebbe essere il tempo della riflessione, del lutto, del ricordo. 
I funerali potrebbero essere notizia di primo piano, ma c'è un altro lutto da piangere. Muore Steve Jobs. Questa è la notizia.
Il lutto non è tutto uguale.

E' andata male, malissimo. La morte è stata ingiusta. 
E il mondo, oggi, forse è un posto peggiore. 
A qualcuno viene l'idea di migliorarlo con il partito della gnocca.
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4 ottobre 2011


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Di rettifica in rettifica

Stamattina Alessandro Capriccioli in un post del suo blog, Metilparaben, ha citato anche me.
Quello che stiamo cercando di fare è continuare a riflettere intorno alla norma "ammazzablog" di cui si è tornato a discutere, e ad aver paura, in questi giorni.
Certo si voleva dar vita ad un gioco, ad una provocazione, ad un paradosso.
C'è un tempo per scrivere e un tempo per rettificare. Oggi.
E ci sarà un tempo per rettificare, e rettificare, e rettificare, e rettificare. E chissà se resterà un tempo (e la voglia) per scrivere. Domani.

Di seguito il post di Metilparaben e la mia rettifica. In attesa di rettifica.

Questa è una prova generale di quello che potrà accadere se il comma 29 dell'articolo 1 del DDL di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma "ammazzablog", dovesse entrare in vigore così com'è. Buona rettifica a tutti.

Alessandro Gilioli è un giornalista milanese che lavora all'Espresso, vive a Roma e tifa per l'Inter; Giulia Innocenzi è nata a Rimini, è bionda e ha lavorato ad Annozero; Luca Sappino è il più giovane di tutti, va in giro in bici e conduce una trasmissione alla radio; Vittorio Zambardino ha un blog che si chiama "Scene digitali", tifa per il Napoli e scrive delle cose molto interessanti su Facebook; Giuseppe Civati è consigliere regionale in Lombardia, è chiamato "Pippo" dagli amici e ha un blog in cui ha sostituito la "v" del suo cognome con una "w"; Guido Scorza fa l'avvocato, è un esperto di diritto delle nuove tecnologie e prende spesso l'aereo; Fabio Chiusi ha la barba, l'ho incontrato lo scorso week end a Riva del Garda e ha un blog che si chiama "Il nichilista"; Daniele Sensi vive ad Asti, ascolta Radio Padania per monitorare quello che dice ed è successo che gli abbiano rimosso dei filmati da YouTube; Luca Nicotra è il segretario dell'associazione "Agorà digitale", fa parte del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e usa Ubuntu; Arianna Ciccone è una donna davvero in gamba, organizza il Festival Internazionale del Giornalismo e stamattina ci ho parlato al telefono; Serena Prinza ha un blog sull'Unità, una volta è venuta a trovarmi al mare e vive a Milano.



Serena Prinza mi chiede di pubblicare la seguente rettifica. Io ottempero, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia:

Gentile Alessandro Capriccioli, le chiedo di rettificare quando segue: io non ho nessun blog, sarebbe una cosa Assurda, e soprattutto non sull'Unità, ma su l'Unità ed in ogni caso pensavo che fossero loro a tenere un blog su di me. Inoltre io non credo di vivere a Milano, ma sono convinta di vivere ancora in una città in Campania, solo che da qualche anno ha la nebbia, i leghisti, gli aperitivi, le rotaie del tram e la madonnina. Circa una visita al mare, non ne so, del resto non ho segni di tintarella, quindi credo di non esserci stata, o se c'ero dormivo. Serena Prinza.
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3 ottobre 2011


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And the winner is... un altro!

Non ho vinto.
Non sono nemmeno arrivata seconda, ma mica sono Toto Cutugno, io?!
Non sempre si può vincere.
Andrà meglio il prossimo anno.
L'importante è partecipare.
Bisogna saper perdere.
Essere qui è già una vittoria.
Infondo io sono ancora piccola.
Si sa, il primo anno nessuno vince nulla.
Onore al merito a chi ce l'ha fatta.
Stavolta doveva essere solo una vetrina.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto.
Dedico, comunque questo (non) premio a tutti quelli che mi vogliono bene.
In ogni caso, questa esperienza, mi sprona nell'andare avanti.
Sono contenta per il fatto che qualcuno abbia creduto in me.
Abbiamo perso una battaglia non la guerra.
Le sconfitte fortificano e aiutano a crescere.
L'obiettivo finale resta, comunque, Londra nel 2012.
 

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