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30 dicembre 2011


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Parole, parole, parole... (dell'anno che fu)

Un anno è fatto di 365 giorni. E ogni giorno è fatto di parole. Parole dette, parole scritte. Parole nuove. Quelle usate poco, quelle mai usate prima, quelle usate di più ultimamente. Le parole raccontano. Alcune sembrano parole assurde (o parole dell'Assurda?). Alcune sono le parole di un anno passato. Il 2011.

A: alluvioni. In Italia non si parla più di pioggia, ma di catastrofi, di frane, di danni. Di morti.
B: Bunga Bunga e berlusconismo, sono state sostituite da Bot (Buoni ordinari del Tesoro) e Btp (Buoni del Tesoro Poliennali).
C: crisi. Era stata vietata nel 2010, tenuta nascosta all'inizio del 2011, e poi eccola qui. Un pò come la polvere messa sotto il tappeto.
D: dimissioni. Quelle chieste dalla Merkel, ovvero la C***** i*********** si è inc***** il cavaliere.
E: euro. La moneta dell'Europa. La nostra moneta. Fino a fallimento contrario.
F: fiducia. Il precedente governo le usava per restare in vita, mentre quella degli italiani crollava.
G: Gheddafi. La fine di un'amicizia e di una dittatura.
H: hashtag. Un modo per mettere in relazione contenuti simili. Ma dove vai se twitter non ce l'hai?
I: Ici, anzi Imu. Perchè in questo 2011 se ne parla e nel 2012 lo si paga.
J: Jobs. Steve Jobs e la morte di un personaggio che ha cambiato per sempre certe nostre abitudini.
K: Kim Jong Il. Perchè si muore anche nei paesi che poco o nulla vogliono far sapere, e le esequie di stato sono le uniche immagini che da lì ci arrivano in diretta.
L: lacrime. Lacrime e sangue. Ovvero l'ennesima manovra.
N: Napolitano. Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica che ha preso per mano l'Italia traghettandola da un governo all'altro. 
M: Mario Monti. Eletto come il salvatore della patria. Anzi, non eletto affatto.
O: Osama. Osama Bin Laden viene scoperto e ucciso. Obama ringrazia.
P: primavera. Qui non esistono più le mezze stagioni, ma di là c'è la Primavera Araba.
Q: quorum. Quelo raggiunto per i referendum.
S: spread. Sale, scende, scende, sale, sale e sale. La cosa più alta che abbiamo in Italia.
T: tariffe. Tariffe che si alzano: gas, luce, benzina.
U: unità d'Italia e i festeggiamenti per i suoi primi 150 anni. Con buona pace di Bossi.
V: Verzè. Don Verzè. Certi preti vivono in castità e in povertà. Altri no.
W: walfare. In un paese come l'Italia sta diventando un problema o un miraggio, dipende da come si guarda alla questione.
X: come la speranza del pareggio di bilancio.
Z: zingari. Ultimamente certi zingari giocano a calcio. Ci scommetterei!
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25 dicembre 2011


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Parco Natale

Avrei voluto preparare l'albero questo Natale. Palline, lucine, abbobbi, stelle filanti e capelli d'angelo. Avrei dovuto comprarli e alla fine mi sono detta: "risparmio!" Che poi il Natale mica lo festeggio a casa con il mio albero, le palline, le lucine, gli addobbi...
Avrei voluto comprare i regalini a tutti i miei "nipotini" nuovi di zecca, che poi sono i figli dei miei amici di sempre, quelli con i quali sono cresciuta e che crescendo hanno messo su famiglia, ma tutti questi bimbi sono ancora così piccoli che nemmeno sanno che cos'è il Natale e cosa sono i regali. Loro mangiano e dormono ed allora mi sono detta: "risparmio!"
Avrei voluto andare in giro per negozi, quelli con le vetrine a festa che ti invogliano a comprare, ma avrei dovuto mettermi in macchina, fare benzina e mettermi in coda per trovare un parcheggio, per ritrovarmi in un centro commerciale stracolmo di gente, carrelli, bambini che vogliono questo e quello o in giro per strade affollate, il centro pedonale e il traffico a croce uncinata per raggiungerlo e alla fine sono rimasta a casa, dicendomi: "risparmio!"
E alla fine nessuna manovra di spese per l'avvicinarsi del Natale, che poi le manovre le fanno e le approvano gli altri e a me tocca l'IMU, l'ICI, l'Iva, l'Irpef, le accise, i tagli, gli aumenti. Tutto sotto l'albero, che non ho comprato per risparmiare. Che poi alla fine non avrò l'albero, le lucine, gli addobbi, i regalini e nemmeno i risparmi. Però sarò parte attiva di questa manovra e contribuirò a salvare l'Italia. Mi tocca farlo! Perché non sono un farmacista, non sono un tassista, non sono un politico e non sono intoccabile. Ma ho il senso del risparmio e lo spirito di sopravvivenza. Sopravvivere a questo Natale senza albero, lucine, abbobbi e regalini. Che poi la vera tradizione è il presepe! E la capanna, essendo un alloggio della Chiesa, è esente dall'ICI. Ed io risparmio, o no?!
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20 dicembre 2011


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E figl so piezz e cor

Quanto costa un figlio?
Vestitini, passeggino, fasciatoio, creme e cremine, pappine e omogeneizzati, visite dal pediatra, tante visite dal pediatra, e poi scarpine e abitini da cambiare ogni mese che cresce e i primi giocattoli, i libri per le favole, le apine sulla culla, la culla, i ciucciotti, le bavette, ancora pannolini, il latte e ancora latte dopo le poppate al seno e poi crescono. Servirà la prima bicicletta, i colori, la sacca per l'asilo, l'asilo, la tata e poi crescono. Servirà la prima cartella, i libri, la carta igienica da portare a scuola, la palestra, il nuoto, le lezione di musica, quelle di danza, i compleanni da festeggiare con gli amichetti, i regalini per gli altri e poi crescono. Cambiano i libri da comprare, insieme ai quaderni e ai diari e ci vuole il computer per la ricerca e il motorino e le scarpe e gli abiti servono sempre, il pediatra viene sostituito dall'ottico, dal dentista, dal nutrizionista e poi crescono. La paghetta aumenta, il motorino viene sostituito dalla macchina, il bollo, l'assicurazione. Ci sono le rate dell'università, altri libri e lo scambio culturale all'estero e poi crescono e magari diventano autonomi anche economicamente. Prima o poi.
E mentre crescono ci sono stati i sacrifici, le notti insonne, le gioie, le preoccupazioni, le soddisfazioni, le influenze, il morbillo, la varicella, le feste della mamma e quelle del papà.
Quanto costa un figlio quando si vuole un figlio e non si riesce ad avere un figlio?
Sino a 2500 euro per saltare le liste d'attesa e provare a bruciare i tempi e le tappe per accedere alla procreazione assistita, almeno secondo le tariffe di Carlo Cetera, primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Pieve di Cadore.
Perdonatemi, ma certe forme di speculazione sono persino più assurde di altre.

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11 dicembre 2011


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P(orca)M(iseria)10

Vivo in una città oltre la soglia.
Vivo in una città oltre i limiti.
Vivo in una città che è sempre al di sopra.
Vivo in una città con valori altissimi.
Di Pm10.
Vivo in una città dove andare in bici tutti i giorni è come praticare uno sport estremo.
Vivo in una città dove i polmoni di un ciclista (non fumatore) somigliano a quelli di un turco con la sigaretta in mano.
Vivo in una città dove il sole e il bel tempo spaventano più degli alluvioni.
Vivo in una città dove per legge ti viene imposto di andare a piedi, per ricordarti che ci sono altri mezzi per muoverti.
Vivo in una città dove per due giorni si fa il blocco dell'auto senza che questo risolva qualcosa.
Vivo in una città dove le strade vengono pulite non perché ci siano troppe cacche di cani sui marciapiedi.
Vivo in una città dove la pioggia si invoca e non per la paura della siccità.
Vivo in una città dove la parola smog viene utilizzata per indicare un colore.
Vivo in una città dove devo temere la crisi, la delinquenza, il traffico, l'inflazione, la droga, la depressione, la stagnazione, ma più di ogni altra cosa devo temere l'aria che respiro.
Vivo in una città dove, comunque vada, devo respirare per forza, perché se non respiri muori, ma se respiri potrebbe essere solo questione di tempo.
E se il tempo è bello, allora la faccenda è brutta, brutta assai.
Vivo in una città e non vi ho detto qual è. Provate a indovinare.
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5 dicembre 2011


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La provincia che voleva essere un principato

Nel 2011 l'Italia era divisa in regioni. Ogni regione aveva un capoluogo e ogni regione era divisa a sua volta in province. Qualcuno avrebbe voluto abolire quelle province e qualcuno tornava a ripeterlo a cavallo di ogni campagna elettorale: "Aboliamo le province e risparmiamo!" Perché è dimostrato: le province ci costano!
Alcuni presidenti di provincia erano molto spaventati, altri lasciavano correre sapendo quanto mare ci fosse tra il dire e il fare. Solo uno, però, ebbe un'idea geniale: trasformare la propria provincia in una regione. Anzi fece di più, siccome voleva essere originale pensò di trasformare la propria provincia in un principato: il Principato di Salerno!
La notizia si diffuse e fece ridere non poco persino qualche salernitano incredulo, eppure la macchina si era messa in moto sul serio, se ne parlava in diversi consigli comunali di diverse città, tanto da entrare negli ordini del giorno sbalzando questioni ben più importanti: lavoro, gestione, amministrazione della cosa pubblica, problemi legati alla viabilità, alla sanità, alla raccolta dei rifiuti. Si doveva parlare del principato. Stava diventando una questione di principio.
E' come lo si fa un principato nel 2011? Possiamo dividere le terre in feudi, la popolazione in vassalli, valvassini e valvassori, instauriamo lo ius primae noctis, tasse sul raccolto o ci ispiriamo al più moderno Principato di Monaco con una Grace Kelly che muore tragicamente in un incidente auto dopo aver abbandonato il cinema per sposare un vero principe e aver messo al mondo dei figli principeschi che con i loro matrimoni hanno già riempiti le pagine del gossip di mezzo mondo?
E il principe? Chi è il principe? Chi fa il principe? E fatemi vedere il principe, andiamo a vedere il principe, voglio vedere il principe!
Il principe non c'è e per il principato ci vorrebbe un referendum, ma la Corte Costituzionale dice no a quel referendum, perché lo ritiene "non legittimo". Niente corse scissioniste, il volto della Campania non si cambia. Ma il presidente della (ancora solo) provincia di Salerno, Edmondo Cirielli non ci sta! E fa sapere che (ri)correrà al galoppo su un cavallo bianco, alla Corte di Giustizia dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, facendo appello al primo articolo della Carta delle Nazioni Unite che sancisce il diritto all'autodeteminazione.
La Lega Nord plaude all'iniziativa e fa sapere che per il viaggio manderà scorte di Grana Padano.
Ma nel 2011 io sono, ancora, una cittadina italiana e vorrei restarlo senza dover dire di vivere in Padania ed essere nata nel Principato di Salerno.
Per questo mi vien da chiedere: "ma che testa ha il Presidente della provincia di Salerno?"
Lui, forse, in futuro, spera coronata.
 

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