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27 marzo 2012


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Sta vita è na munnezz!

Vivo in via del cancro 33. Ho un tumore, come il mio vicino e come il suo vicino. Dicono che si dice "mal comune mezzo gaudio", ma quando qualcuno muore con questa malattia, poi, alla fine, nessuno ride. E qui nel condominio tutti hanno perso qualcuno. E nel condominio accanto. 
Qualcuno dice che siamo solo sfigati, che la sfortuna spesso si accanisce, che forse qualcuno ci ha fatto il malocchio. Forse, invece, avremmo bisogno solo di una bonifica.
Eppure di tumori ce ne sono tanti, così a volte ci dividiamo in gruppi e cerchiamo di organizzare una sola macchina per andare a fare la chemio. Un modo come un altro per risparmiare. Eppure mia nonna lo diceva sempre che il risparmio non è mai guadagno. Anche lei è morta, a 92 anni, vecchia ma in salute. Non abitava con noi ed eravamo sempre noi che andavamo a trovare lei.
Allora doveva esserci un motivo per il quale questa casa non costava tanto. Ci abbiamo vissuto felici finché non si è ammalato il primo di noi, ma era solo il primo e nessuno avrebbe pensato che fosse colpa della casa. Poi un secondo, poi io. Avevamo pensato di venderla, ma nel frattempo anche i vicini si erano ammalati e i vicini dei vicini e qui nessuno vuole venirci a vivere e poi come potremmo vendere una casa malata a gente sana? Poi i prezzi sono crollati. Ci teniamo la casa e rinunciamo al futuro. E proviamo a non fare figli, perché qui i bimbi si ammalano di leucemia.
Somigliamo un pò al triangolo delle bermuda, ma siamo ad un incrocio, però anche qui le persone spariscono e non tornano più. 
Ora i nostri nomi sono stati scritti su un quaderno, così come il nome delle nostre malattie. Ci hanno schedati, ma è l'unico modo per non essere dimenticati. Anche se l'ASL non vuole ricordarci. Anche se la Regione non vuole ricordarci. Anche se l'Italia non vuole ricordarci. 
In futuro credo che morirò perché adesso vivo a Terzigno, vicino ad una discarica che non doveva essere pericolosa.
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22 marzo 2012


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Articolo 18. Di qua e di là.

Io non capisco perché per fare una riforma del lavoro bisogna per forza mettere mano all'articolo 18, come se fosse l'unica condizione sine qua non legata alla ripresa. Si mette mano all'articolo 18 e la crisi sparisce? Una crisi fatta di incertezza lavorativa, può sparire modificando l'unico articolo che fa sentire più sicuri i lavoratori? Si può ridurre tutto ad un baratto che sembra sempre più un ricatto? Noi di qua, voi di là. Padroni contro lavoratori, lavoratori a tempo determinato contro i precari, che baratterebbero, forse, volentieri, un pizzico di sicurezza per allontanarsi dalla totale insicurezza? Eppure questo paese viene tenuto in piedi dalle tasse degli operai e degli impiegati! Dobbiamo per forza andare a passo di gambero, facendo un passo avanti solo facendone due indietro?

Io non capisco perché per fare una riforma del lavoro non bisogna affatto mettere mano all'articolo 18, come se fosse l'unica condizione sine qua non per sedersi ad un tavolo di trattativa. Si mette mano all'articolo 18 e magari il lavoro riparte. Non basterebbe questo a voler provare? Non basterebbe questo per provare a creare nuove assunzioni, facendo una lotta seria al precariato? Non basterebbe questo a dire che chi rischia non sono tutti i lavoratori, ma solo i fannulloni, i nullafacenti, gli incompetenti? Non basterebbe questo per dare più fiducia agli imprenditori, ai padroni? Noi di qua, voi di là. Lavoratori contro imprenditori, imprenditori contro i sindacati. Eppure questo paese viene tenuto in piedi dall'intraprendenza di chi investe per tenere in piedi le attività che danno lavoro, quindi dagli imprenditori. Dobbiamo per forza rinunciare ad andare a passo di gambero per restare fermi al palo?

Noi di qua, voi di là.
Non lo so, non sono convinta.
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20 marzo 2012


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7 non rubare

Io rubo perché sono povero e non verrei essere povero.
Io rubo perché sono ricco e vorrei continuare ad essere ricco.
Io rubo perché la pressione fiscale nel mio paese è troppo alta.
Io rubo perché devo pagare la pressione fiscale nel mio paese che è troppo alta.
Io rubo perché lo fanno tutti e voglio essere esattamente come gli altri.
Io rubo perché non conosco nessuno che ruba e voglio essere più furbo degli altri.
Io rubo perché non credo nel peccato.
Io rubo perché credo nel peccato, ma credo anche nel perdono.
Io rubo perché non ho altra scelta.
Io rubo perché avrei un'altra scelta, ma sono pigro.
Io rubo per prendere ai ricchi e dare ai poveri.
Io rubo per prendere ai poveri e dare ai ricchi.
Io rubo perché non faccio politica e devo pur mantenermi.
Io rubo perché faccio politica e così mi mantengo meglio.
Io rubo perché sembra un comportamento normale in una certa politica.
Io rubo, ma non lo faccio apposta, anzi mi indigno se si pensa che la politica risponda tutta ad un comportamento normale e preferisco passare per stupido anziché ladro.
Ma io rubo.
Tutto normale?
 

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