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20 dicembre 2012


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Non è la fine del mondo?!

Nell'armadio ho un vestito e delle scarpe che non ho ancora mai messe. Sono la fine del mondo. Quasi quasi metto tutto domani, se non fosse che il meteo dà temperature prossime allo zero e il vestito è smanicato e le scarpe dal tacco alto non sono sicure in caso di marciapiedi umidi. Allora niente fine del mondo. Anche perché, a pensarci bene, non ho nemmeno ancora fatto paracadutismo, non ho ancora sentito il Papa chiedere scusa ai gay, visto il Giappone, indossare un abito da sposa, mettere al mondo un figlio, adottarne uno a distanza, preparare da sola gli struffoli, votare per delle elezioni in cui non fosse candidato Silvio Berlusconi, comprarmi una motocicletta, andare ad un concerto dei Rolling Stones, imparare ad andare sui trampoli, dopo aver provato il tacco 14, prendere un gatto vincendo l'allergia, mettere a posto casa, scrivere un libro per non lettori, suonare uno strumento musicale muto, imparare a disegnare, smettere di mangiare le unghie definitivamente, diventare più alta, finire di pagare il mutuo, portare mia madre in Egitto, vedere il Napoli vincere la Champions League, andare in un cinema a Pagani, far parte della giuria del World Press Photo, sbrinare il frigo, innaffiare le piante, suicidarmi su facebook, comprare un servizio di piatti da 8, ridipingere il soffitto del bagno, lavorare a maglia solo perché i miei fanno camicie, coltivare peperoni, farmi un toast con il mio nuovo toastapane, cucinare la salama da sugo che consevo gelosamente, scendere in campo.
Intanto mi sono portata avanti vincendo la lotteria senza giocare e facendo un elenco di cose che non ho ancora fatto. 
Per tutto il resto, domani è un altro giorno. Domani permettendo.


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12 dicembre 2012


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Stiamo calmi e nessuno si farà male

Arrivo in ritardo, sicuramente. Tutti hanno detto la loro. Io ho pensato e mi sono scoperta arrabbiata, ma non con chi pensate voi. Sono arrabbiata con il resto del mondo!
C'è chi si è strappato i capelli, chi ha rialzato la testa, chi si è dovuto piegare, c'è chi dovrà farlo in futuro. C'è chi parla di nuovo miracolo italiano, chi del solito incubo. C'è chi si sta sfregando le mani, c'è chi piange a dirotto, chi ride a crepapelle, c'è chi continua a chiedersi  come è stato possibile. C'è che si sente tornato indietro di 13 mesi, chi di 18 anni. C'è chi dice le solite facce, i soliti culi inchiodati alle poltrone. C'è chi diceva che la politica era finalmente cambiata e c'è chi pensa, invece, che non è cambiato proprio nulla. C'è chi non ha niente da dire e c'è chi non parla d'altro. C'è chi ha paura della profezia dei maya e c'è chi, ormai, la invoca a gran voce. C'è lo spread in salita, c'è la borsa in discesa. C'è il pericolo di contagio, il bubbone che può esplodere, c'è chi se ne fa una malattia. C'è chi non c'è più la destra e la sinistra, ma solo pro e anti. C'è che non c'è più la destra, ma non è certo colpa della sinistra. C'è chi non ne può già più, c'è chi non aspettava altro. C'è che questo è il nuovo che avanza e c'è che questo è il vecchio che torna.
C'è che siamo piccoli. C'è che non diventeremo mai grandi.
C'è chi conosce benissimo la differenza tra la serietà e i tentativi di pararsi il culo. C'è chi non conosce affatto la differenza tra la serietà e i tentativi di pararsi il culo. 
C'è chi è pronto a ricascarci e c'è chi non ci è mai cascato. C'è che siamo noi.
Ma l'Europa? Ma il resto del mondo? Perché ne parla? Perché vi dedica le prime pagine dei giornali? Perché con la notizia apre i propri notiziari? Perché non si fida di noi? Perché ha paura?
Io non ci sto a passare per stupida! Lo sappiamo bene: basterà semplicemente non votarlo. Si si, lo sappiamo bene: no, non votare, ma non votare lui e votare per altri.
Poi, però, per scaramanzia, ma solo per scaramanzia, ho tirato fuori le valigie.
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2 dicembre 2012


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Ballo, Ballo. Ballottaggio.

Questo ballottaggio non si doveva fare!
Eravamo andati così bene, avevamo fatto una così bella figura, eravamo stati così abbastanza pluralisti, ma non troppo perché troppo non è mai buono, la gente si era messa in file ordinate con i due 2 euro di spicci. 
C'era il giovane, il vecchio, la donna, il diverso (Tabacci) e Vendola. Lo scontro era stato serrato, ma leale. Altro che antipolitica, avevano gridato. 
Ci eravamo persino registrati su internet, avevamo stampato la nostra bella preregistrazionie e avevamo saltato la fila, di quelli in fila. Le prime pagine dei giornali il giorno dopo, l'attestato di buona politica anche da parte degli avversari, che primarie come quelle di sinistra se le sognano di notte. E ormai sono incubi. O miraggi. A seconda di come la vogliate vedere.
Ma non ci siamo fermati in tempo. Democrazia, vogliamo più democrazia! E troppa democrazia non (ci) fa mai bene. 
E' diventata una battaglia tra il vecchio navigato politicante, ex comunista, ex ministro, amico del centro, esperto di alleanze trasversali con quelli di là, questi di qua e quelli di su e quelli di giù, quello che ama i giovani e le nuove leve, ma mai rinunciare ai senior del partito, che poi sono amici anche quelli e l'esperienza ci vuole, l'esperienza serve sempre e che poi non vuoi ricandidare le solite facce, che non sempre c'hanno messo la faccia, ma che da sempre con il loro culo occupano la poltrona. 
E poi c'è il giovane, mi sono fatto da me, io ho il merito e sono il vento nuovo, faccio cose, vedo gente e mi incontro su social network e guido il camper e faccio il sindaco, e quanto sono bello e quanto sono bravo con la camicia sempre linda e pinta, bianca e immacolata e la battuta sempre pronta e la risposta sferzante e non voglio casino (e non voglio Casini) e la sinistra non deve stare a sinistra, ma anche un pò a destra, perché meglio la destra che il centro e meglio Gori che mi dice dove andare, che cosa fare, con chi governare che un D'Alema inciucione della bicamerale che fu, perché la sinistra, magari avesse fatto la sinistra e allora tanto vale ispirarsi ad Obama perché siamo figli di questa Italia, di quest'Italia un po' americana sempre meno contadini e sempre più figli di puttana. 
Si, giovani rampanti intraprendenti fanno passi da giganti, ma l'Italia è paesana, l'Italia ha sogni piccoli e dopo 20 anni di quello che c'è stato come Stato, come si fa a voler cambiare se il nuovo ci ricorda il passato non troppo passato, che non vuole passare e che continua a riproporsi? La memoria spesso è corta, ma quando ce la ricordiamo ci fa paura e allora il vecchio navigato ci sembra il nuovo, la garanzia che il futuro sappia di un passato diverso.

Questo ballottaggio non si doveva fare!
Non si doveva fare perché ci vuole poco a capire che l'Italia è sempre l'Italia, che la politica è sempre politica, che la democrazia va rispettata quando si vuole più democrazia e non la si costringe a chiedere una giustifica per saltare regole già scritte, già approvate, già stabilite, ma molto probabilmente sbagliate. Non si dovrebbe chiedere agli altri di partecipare, partecipare sempre, ma solo se domenica scorsa c'eri e se non c'eri chissà dov'eri e perché non c'eri e non mi basta sapere che ti è morto il gatto, ti si è rotta la macchina, eri in viaggio di lavoro, che poi non c'è il lavoro, e la fila era troppo lunga e dovevo portare fuori il cane, la ragazza al cinema, l'amante a cena e andare a pranzo dalla suocera che abita fuori città.

Questo ballottaggio non si doveva fare!
Non si doveva fare perché io non ho ancora deciso chi votare e chissà se riuscirò a farlo e allora magari non ci vado o magari ci vado e chiedo se si può avere un PierMatteo, se posso mettere la croce sul signor Rensani, se posso evitare di scegliere di non votare destra o sinistra, ma stare al centro dello stesso partito. 
E forse sarà una vigliaccata, ma se loro avessero avuto coraggio la questione l'avrebbero risolta senza ballottaggio, ma con un duello.
 

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