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31 gennaio 2012


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Il Festival della beneficenza

In Italia può capitare di essere un nuovo povero. C'è crisi.
In Italia può capitare di essere licenziato e di perdere il posto di lavoro. C'è crisi.
In Italia può capitare che succeda anche se ti eri laureato prima dei 28 anni e quindi senza essere sfigato. C'è crisi.
In Italia può capitare che magari hai moglie e due figli e un mutuo e le bollette e senza un lavoro diventa difficile far quadrare i conti. C'è crisi.
In Italia può capitare che in questi casi devi far ricorso all'assistenza pubblica, ai programmi statali(?), regionali(?), provinciali(?), comunali(?), per famiglie indigenti. Ma a volte non c'è verso di accedervi. Nessun aiuto, niente soldi, poche politiche sociali. Ci sono troppi tagli. C'è crisi.
In Italia può capitare che a volte una mano ti arrivi dalla beneficenza, perché è bello poter aiutare gli altri quando hai di più. C'è crisi.
E allora un compenso da capogiro di un'artista che ha fatto la storia della musica e che si esibirà in uno dei festival più amati/odiati/seguiti/snobbati d'Italia, prima diventa motivo di stupore e di indignazione e poi diventa manna dal cielo. C'è crisi.
Così speri di essere abbastanza povero, indigente, caso umano, segnalato.
Poi scopri che abiti nella città sbagliata! Perché dovevi essere abbastanza povero, indigente, caso umano, segnalato e cittadino di Milano, Napoli, Bari, Firenze, Verona, Roma o Cagliari. C'è crisi. Solo lì?
Perdonatemi, va bene la generosità, va bene Emergency, va bene la solidarietà, ma certi modi per farla a me sembrano un tantino assurdi!
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24 gennaio 2012


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Sfigato è chi lo sfigato fa, signore!

E' successo un'altra volta.
Questo governo mi ha ricordato quello precedente.
Un viceministro parla come il Brunetto che fu: "Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa." Queste sono le parole di Michel Martone (io devo ammettere che mi sono chiesa: "chi?!"), viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali.
Ora io dico, la questione è seria: perché i nostri sono i laureati più "vecchi" d'Europa? Potremmo discutere su questo, oppure capire perché i nostri giovani fanno fatica ad entrare nel mondo del lavoro, a trovare posizioni di prestigio, a fare carriera anche quando sono supportati da un certo talento. Potremmo chiederci perché su di loro si investe così poco. Potremmo fare quello che non abbiamo fatto fino adesso, provare a parlare di valore, di futuro e di competenze al di là delle amicizie, dei figli di e degli apparentamenti con i buon partiti, e non parlo certo di matrimonio.
Potremmo fare un discorso serio e dire che oggi bisogna fare scelte consapevoli e che riscoprire anche le scuole tecniche potrebbe essere un bene, perché di questi tempi non dobbiamo essere tutti avvocati o farmacisti, che poi se non arrivano le liberalizzazioni si finisce a far il disoccupato. Si potrebbe dire che chi a 28 anni non è ancora laureato, forse è un pò lento e bisogna stare attenti perché più tardi completi un percorso di studi e più tardi ti affacci a quel mondo del lavoro già saturo di chi si è laureato prima di te.
Si potrebbe dire qualcosa di saggio e scoprire anche di poter essere d'accordo.
Invece si sceglie la frase ad effetto, perché così attiri l'attenzione con il minimo sforzo, rimbalzi sulle pagine dei giornali, la notizia fa il giro delle radio, nei telegiornali dipenderà dai tg, pioveranno i commenti e i blogger magari ci scriveranno un post. Almeno per 16 ore si parlerà di questa frase di questo Michel Martone, che in fin dei conti, non ha detto nulla di intelligente. Un pò come fanno certi sfigati!
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20 gennaio 2012


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Piange il telefono. Piange al telefono.

Mia madre me lo urlava spesso: "Attacca quel telefono!"
Lei sapeva, lei aveva capito. 
Tutti parlano al telefono, tutti straparlano al telefono. Il telefono sembra essere diventato una sorta di nuovo confessionale, di macchina della verità, di strumento che svela effettivamente quello che siamo, come ci pensiamo, come ci poniamo con gli altri.
Per telefono abbiamo scoperto che Berlusconi aveva detto basta dopo la dodicesima, ma che avrebbe anche potuto continuare.
Per telefono la Minetti raccontava di quelle natiche troppo flaccide.
Per telefono la Merkel veniva ripresa per delle rotondità che poco piacciono agli uomini che si fermano alla dodicesima, ma che andrebbero anche avanti.
Per telefono era chiaro quanto il direttore della Rai riusciva ad abbassare il capo (e metaforicamente non sono quello) davanti ad un premier padrone.
Per telefono abbiamo scoperto chi rideva subito dopo il terremoto all'Aquila.
Per telefono abbiamo sentito quanto Lavitola si sentisse furbo e potente per i servizi che poteva fornire.
Per telefono siamo riusciti a capire le preoccupazioni della Santanchè (santa che?!) e di Briatore dinanzi a comportamenti poco edificanti di un anziano potente.
Per telefono abbiamo appreso che mentre naufragava la Concordia era buio e che per qualcuno questo rappresentava un problema per tornare al comando di una nave che colava a picco, mentre per un altro questo limite era superabile.
Per telefono, perché per telefono quanto ce piace de chiacchierà! Forse avevamo davvero creduto che una telefonata allunga la vita.
Invece mia madre aveva capito tutto e quando mi trovava attaccata alla cornetta urlava: "Attacca quel telefono!"
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12 gennaio 2012


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Mi Co(n)sentino...

Oggi è una di quelle giornate che ti senti sconfitta. Come cittadina, come elettrice.
Oggi è una di quelle giornate che ti fa rabbia.
La Consulta si consulta e dalla consultazione esce una bocciatura inconsulta. I quesiti referendari sono inammissibili, ma la legge elettorale andrebbe cambiata. Se ne dovrà occupare il parlamento, ovvero quelli che all'epoca cambiarono la legge, che oggi con un referendum si voleva cancellare. E tutti in parlamento dicono: "si dovrebbe cambiare questa legge elettorale, che c'ha permesso di essere eletti, ed è per questo che non la cambieremo pur sapendo che dovrebbe essere cambiata!" Porcellum, che non siete altro!


Oggi è una di quelle giornate che ti senti sconfitta. Come cittadina, come elettrice.
Oggi è una di quelle giornate che ti fa rabbia.
La Camera nega l'arresto di Cosentino. Il NO passa per 11 voti, alcuni della Lega, che avrebbe dovuto votare compatta si, che poi era libera di decidere di assoggettarsi a un vecchio padrone, quella che litiga perché quei si fanno rabbia a quei no e quei no fanno rabbia a quei si e da domani saremo il solito partito compatto? Alcuni del Pd, che non hanno votato, poveri ditini stanchi che non ce l'hanno fatta a pigiare un bottone? Quelli dei radicali, che non vogliamo ingrassare le carceri perché quelli sono dei posti dove si sta in maniera disumana e le carceri si devono svuotare e non riempire?
La politica e i politici sono quelli di sempre. Quelli del ci copriamo tra di noi, quelli del facciamo i nostri interessi, quelli degli applausi a sproposito, del confronto dialettico dei guappi dei vicoli. Mentre noi cercavamo di illuderci che stessimo diventando migliori.


Oggi è una di quelle giornate che ti senti sconfitta. Come cittadina, come elettrice.
Oggi è una di quelle giornate che ti fa rabbia.
Squilla il telefono e mia madre mi dice: "Guarda Piazza Pulita su La7, parlano di Pagani!" Ed io accendo la tv, vedo le strade in cui sono cresciuta, le piazze che hanno cambiato volto negli anni, ascolto politici che ho visto crescere (politicamente), a loro viene chiesto se a Pagani c'è la camorra.
A Pagani c'è un ex sindaco, Alberico Gambino, agli arresti domiciliari accusato di associazione per delinquere finalizzata allo scambio elettorale politico - mafioso.
Ora i suoi stretti collaboratori di un tempo ci dicono che sì, ci sarà attività delinquenziale a Pagani, così come in altre città, come se la cosa fosse normale, ma non più di questo, ma che vuoi che sia, ma del resto chi se ne era accorto, quella, poi, sembrava una così brava persona, sempre disposta a far del bene, a tutti. 
Ora i suoi stretti collaboratori di un tempo ci dicono, che però a Pagani c'è un cinema, un teatro, la città è cresciuta e se il sindaco ha davvero fatto certe cose era solo e da solo, forse, ha un tantino esagerato.
Ora i suoi più stretti collaboratori di un tempo ci dicono, che non hanno il coraggio di condannare, perché non si condanna, ma provano a prendere le distanze, come se quelle collaborazioni non fossero così strette, come se vivere e lavorare in posto non significhi conoscerlo, sapere che sta succedendo.
Ora i suoi più stretti collaboratori di un tempo ci dicono con un filo di voce che no, la camorra non ha amministrato Pagani.
Ora i suoi più stretti collaboratori mentre lo dicono hanno la faccia di quelli che: "cara, non è come sembra. Posso spiegarti tutto!" E poi sono senza mutande a letto con un'altra, o con un altro. Fate vobis.


Oggi è una di quelle giornate che ti senti sconfitta. Come cittadina, come elettrice.
Oggi è una di quelle giornate che ti fa rabbia.
Oggi è una di quelle giornate che devi dirti: "Domani è un altro giorno..."
Speriamo che non sia come questo.
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10 gennaio 2012


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E' un affare Malinconico

La storia è malinconica.
Il protagonista è Carlo Malinconico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che va in vacanza all'Argentario e non paga il conto e non perché sia uno di quelli che vanno via alla chetichella, mentre il portiere dell'alberghetto si distrae. No, non paga perché qualcuno ha già pagato per lui. Chi? I soliti noti, la cricca, i furbetti, quelli che ridono durante i terremoti, che guidano elicotteri per andare al ristorante, quelli che parcheggiano le eliche sulle spiagge del dove cavolo mi pare. 
Che tristezza!
Lui va lì, con le valigie in mano e gli dicono: "Tutto a posto, conto già saldato!" Lui non strabuzza gli occhi, non chiede spiegazioni, non si sente fortunato, non pensa: "vi state sbagliando! chi potrebbe essere stato!"?
E quando il polverone si alza, le cose vengono a galla e gli scheletri escono dagli armadi, perché solo quello che non si fa non si sa, quello come reagisce?
"Mi hanno pagato una vacanza a mia insaputa!"
Malinconico aveva malinconia dei modi di fare del governo che fu, perché certe scuse le avevamo già sentite e a pagare era sempre stata la cricca, i soliti noti, i furbetti che ridono...
La notizia, però, giunge a Monti che esclama: "procedura non corretta!"
A questo punto la storia cambia. I furbetti si sentono meno furbetti e i vacanzieri inconsapevoli possono tornare in vacanza, perché si dimettono. E forse, a questo, punto dovrebbero anche pagare di tasca propria!
Si, un governo decisamente diverso. 
Eppure anche gli acquirenti di casa a propria insaputa, alla fine, si dimisero, vero?
Mi torna la paura. La strada verso la normalità, evidentemente, non è sempre così facile. E' il caso di continuare a vedere dove mettiamo i piedi.
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6 gennaio 2012


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La nota ufficiale di Capodanno

Le parole dell'Assurda ha appreso da fonti di stampa che il Senatore Roberto Calderoli avrebbe presentato un'interrogazione a risposta scritta con la quale chiede di dare conto delle modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011.
Le parole dell'Assurda precisa che non ha preso parte a nessun festeggiamento presso palazzo Chigi, pur avendo festeggiato l'ultimo dell'anno a Roma.
Le parole dell'Assurda precisa, inoltre, che si è recata a Roma in treno, pagando un regolare biglietto di tasca propria senza far ricorso a nessun beneficio che solitamente spettano a parlamentari e deputati, né a viaggi di stato con aeri o qualsiasi altro mezzo messo a disposizione dallo stato.
Le parole dell'Assurda precisa che i festeggiamenti sono avvenuti in una palestra gestita da una persona di sua (dell'Assurda) conoscenza, alla quale hanno partecipato, oltre Le parole dell'Assurda, altre persone che non starò qui ad elencare per due motivi: privacy nei confronti degli altri ospiti; non li conoscevo in maniera diretta tutti, quindi potrei omettere diversi nomi. Gli ospiti alla festa erano intorno alla centinaia, in termini di unità, unità più, unità meno.
Nessuno degli ospiti ha pagato un biglietto d'ingresso, ma ognuno ha portato qualcosa. La sola presenza alla festa prevedeva che ognuno partecipasse al banchetto portando una pietanza salata, una dolce e qualcosa di plastica (ovvero bicchieri, piatti, posate, sacchi di plastica).
Le parole dell'Assurda precisa che ognuno ha cucinato ciò che ha portato o che ha comprato regolarmente il cibo, potendo mostrarne scontrino fiscale, e che in nessun caso si sia fatto ricorso a personale di alcun genere, dunque non vi è stato alcun onere diretto o indiretto di spese di personale.
Le parole dell'Assurda non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero elevato degli invitati possono esservi stati oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, che verranno regolarmente pagati con le tariffe (peraltro maggiorate dall'inizio dell'anno) presenti nella bolletta di riferimento ai consumi di tale periodo.
Nel dare risposta al Senatore Calderoli, Le parole dell'Assurda esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poiché anche a suo parere sarebbe "inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici". Come risulta dalle circostanze sopra indicate, non si è trattato di una festa organizzata "utilizzando strutture e personale pubblici".
 

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