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24 giugno 2013


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Che tu sia (con)dannato!

Ci sono donne che fanno le puttane e ci sono donne che fanno i giudici e i pubblici ministeri.
Io sto nel mezzo.
Tra quelle che non credevano che Ruby fosse la nipote di Mubarak, tra quelle che figuriamoci se quello non sapeva che fosse minorenne, tra quelle che chiamiamole pure cene eleganti anzichè festini a base di sesso, tra quelle che tutte educande a quelle feste e nessuna escort educata, tra quelle che alla fine lui se n'è fregato perché credeva che...
Insomma quel processo non ci ha raccontato niente di nuovo, ma la sentenza si. La sentenza ci dice che un reato è un reato e in quanto reato deve essere punito. 
In Italia, questa, può essere una notizia.
Peccato, però, che ad essere condannato ci sia Silvio Berlusconi. Così si parlerà di sentenza politica, di giustizia comunista, di rivincita, di vendetta della magistratura, di accanimento politico, di persecuzione, persino di giudizi bacchettoni, di moralisti del cavolo, di puzza sotto il naso, di invidia del pene, di becero conformismo, di cazzi suoi e cazzi miei. E si perderà di vista il fatto che è sbagliato adescare una minorenne promettendo mari e monti (e tanti soldi!) per avere in cambio delle prestazioni sessuali.
Peccato, però, che ad essere condannato ci sia Silvio Berlusconi. Perché parleremo di prossima vita del governo, scommettendo sui tempi di durata, sull'interdizione, sulla punizione, sui pubblici uffici e le stanze private, sui beni confiscati, sulla pena esemplare, sui commenti degli amici, sui commenti dei nemici. E lui sarà ancora lì, tra i titoloni dei giornali, nei servizi del giornalismo estero, in tutti i telegiornali.
Peccato. Se lo avesse ammazzato (politicamente) il voto qualche mese fa sarebbe stato tutto diverso. Lo avremmo interdetto noi tutti, con la democrazia delle nostre scelte e oggi ci ricorderemo solo del fatto che è sbagliato adescare una minorenne promettendo mari e monti (e tanti soldi!) per avere in cambio delle prestazioni sessuali.
Invece adesso ci toccherà gioire per la sua condanna, ma non per la sua sconfitta e la consapevolezza, ancora una volta, che solo parzialmente siamo un paese normale.
Speriamo, almeno, che questo sia un inizio per migliorare.
 

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