10 gennaio 2012


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E' un affare Malinconico

La storia è malinconica.
Il protagonista è Carlo Malinconico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che va in vacanza all'Argentario e non paga il conto e non perché sia uno di quelli che vanno via alla chetichella, mentre il portiere dell'alberghetto si distrae. No, non paga perché qualcuno ha già pagato per lui. Chi? I soliti noti, la cricca, i furbetti, quelli che ridono durante i terremoti, che guidano elicotteri per andare al ristorante, quelli che parcheggiano le eliche sulle spiagge del dove cavolo mi pare. 
Che tristezza!
Lui va lì, con le valigie in mano e gli dicono: "Tutto a posto, conto già saldato!" Lui non strabuzza gli occhi, non chiede spiegazioni, non si sente fortunato, non pensa: "vi state sbagliando! chi potrebbe essere stato!"?
E quando il polverone si alza, le cose vengono a galla e gli scheletri escono dagli armadi, perché solo quello che non si fa non si sa, quello come reagisce?
"Mi hanno pagato una vacanza a mia insaputa!"
Malinconico aveva malinconia dei modi di fare del governo che fu, perché certe scuse le avevamo già sentite e a pagare era sempre stata la cricca, i soliti noti, i furbetti che ridono...
La notizia, però, giunge a Monti che esclama: "procedura non corretta!"
A questo punto la storia cambia. I furbetti si sentono meno furbetti e i vacanzieri inconsapevoli possono tornare in vacanza, perché si dimettono. E forse, a questo, punto dovrebbero anche pagare di tasca propria!
Si, un governo decisamente diverso. 
Eppure anche gli acquirenti di casa a propria insaputa, alla fine, si dimisero, vero?
Mi torna la paura. La strada verso la normalità, evidentemente, non è sempre così facile. E' il caso di continuare a vedere dove mettiamo i piedi.

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