Ogni anno, il 25 novembre, c'è l'usanza per noi tutti di ricordarci della violenza sulle donne.
Ognuno ll'adda fa' chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero.
Ques'anno puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch'io ho scritto un post, ma st'anno m'è capitata 'n'avventura... dopo di aver compiuto il triste invio
(Madonna), si ce penzo, che paura!
Già, ho voluto cominciare questo post parafrasando (nessuno me ne voglia) niente meno che Totò, del sud come me, perché davvero quest'anno mi è capitata un'avventura.
I fatti: il 25 novembre Giorgio La Porta (dalla sua biografia su twitter: giornalista, libero pensatore, diretto e controcorrente; social media manager e consulente di comunicazione; fondatore di centro - destra.it) pubblica un video su twitter. Nel video ci sono alcuni uomini, stranieri, che lanciano delle pietre contro una donna costretta in un buco scavato nel terreno. Il testo per presentare il video dice così: La #violenza sulle #donne è un cancro e questi bastardi islamici vanno fermati. #nonenormalechesianormale parlare di violenza sulle #donne senza accennare al #burqa, all'#infibulazione, alla #lapidazione e alle #sposebambine. #noallaviolenzasulledonne
A me, il tweet in questione dà fastidio non poco, visto che il problema della violenza sulle donne è presente anche in Italia. Il gioco mi è chiaro, certo, io posto qualcosa sui "bastardi islamici" (cito Giorgio La Porta) e il problema non è più la violenza contro donne nel nostro paese, ma il messaggio diventa: attenzione, questi qui ci invadono e cominceranno a lapidare anche voi (noi).
L'ennesimo modo per veicolare, secondo me (ma solo secondo me?) un messaggio razzista.
Mi indigno e da indignata rispondo di pancia e il testo del mio tweet è questo: pensi 50 anni fa lo facevano anche in Italia nelle regioni del sud, adesso invece i mariti italiani uccidono senza pietre.
Credete davvero che io non sappia che per legge la lapidazione non è una pratica (e ci mancherebbe) possibile nel nostro paese? Che non lo era nemmeno 50 anni fa? Certo che lo so, ma il mio messaggio voleva essere una provocazione, un modo per dire: ma perché abbiamo bisogno di questo video, quando il problema da noi esiste (non la lapidazione, ma la violenza) e questo è un giorno per discutere di questo?!
L'ho scritto male? Sicuramente.
E' colpa mia? Sicuramente.
In poche ore sono diventata e mi sono sentita come un'Assurda Gramellini qualsiasi e mi sono ritrovata al centro della mia prima "shit storm", a dovermi difendere davvero da una grande, colossale, incredibile, vagonata di badilate di cacca. Non me ne sono accorta subito, dopo aver scritto quel tweet (infelice?) me ne ero persino dimenticate: era domenica, avevo gente a pranzo, poi il vano tentativo di relax per far dormire il piccolo, il meritato riposo domenicale davanti a qualche serie tv col marito e poi lo shampoo, la cena e un occhio al cellulare e... che è?!
Tra gli insulti arrivati c'erano: stupida, feccia anti meridionale, imbecille, medusa, deficiente, scema vera, capra, malata, fai schifo, poveraccia con disturbi bipolari, razzista, idiota, mente bacate. E poi chi mi definiva amica degli islamici, qualcuno che provocatoriamente diceva che aspettavo qualche immigrato perché non ero riuscita a trovarmi un italiano (quando poi, se penso al mio matrimonio, oggi ancora più felice, sorrido perché all'etichetta della femminista, progressista, sessantottina, noborder ecc. ecc. io devo rispondere con "moglie (mariti) e buoi dei paesi tuoi" avendo sposato un campano come me).
Ripeto: non stigmatizzo comportamenti che possono essere definiti tranquillamente obbrobri, non difendo chi commette atti trogloditi pur essendo tutelati da una legge orrenda. Quelle pratiche non dovrebbero esistere, figuriamoci difese. Ma continuare a occuparci degli altri in questo caso è solo un modo per nascondere noi. Parlare di lapidazione e un modo per non parlare di femminicidio.
Anche questo è successo nei messaggi che mi sono piovuti addosso. Quando ho cercato di spiegare che la mia provocazione (ripeto: sbagliata) non voleva giustificare, ma accomunare, dire che non dobbiamo sentirci migliori solo perché qui la lapidazione non è una pratica accettata (e anche qui ripeto: ma ci mancherebbe?!). Dire che tutti gli uomini che usano violenza su una donna, con o senza legge a renderlo possibile, sono miserabili. Che certo siamo migliori perché nessuna legge giustifica la violenza, ma che noi siamo un paese che fino al 1981 ha avuto il delitto d'onore e possiamo raccontarci che quella legge puniva chi uccideva le donne, ma poi dovremmo anche dirci che forniva grosse attenuanti a chi si sentiva offeso per un comportamento sbagliato. Si, è vero che a ricorrere al delitto d'onore potevano essere entrambi i coniugi, ma dovremmo anche ammettere che nella casistica giudiziaria il delitto d'onore era prevalentemente perpetrato dagli uomini; dovremmo poter dire che c'è stata un'arretratezza culturale che riteneva che la donna dovesse rimanere al suo posto e il suo posto era la casa e la famiglia; che questo modo di pensare era più presente in una parte dell'Italia che nell'altra, che siamo state cresciute pensando che il giorno più bello della nostra vita dovesse essere quello del matrimonio; dovremmo poter dire che dare uno schiaffo alla propria moglie è qualcosa di palesemente sbagliato oggi, e ahimè nemmeno sempre, purtroppo, ma che fino a qualche decennio fa succedeva senza nemmeno porsi troppi problemi; dovremmo poter dire che alle donne che subivano maltrattamenti veniva detto di "portare pazienza" e che questa espressione a volte la usa anche chi dovrebbe difenderci.
Si, il paragone fatto è sbagliato, la provocazione tentata non è riuscita e dò atto a chi mi dice che invece è apparsa come una mistificazione storica di cattivo gusto. Si, ha ragione e mi prendo la mia dose di responsabilità, ma mi arrabbio con chi mi contesta dicendo che l'Italia è il paese più sicuro per noi donne. Non è così.
Mi arrabbio a chi nega che c'è una donna uccisa per mano di un parente, di un marito, di un conoscente, ogni due giorni. Mi arrabbio perché mi sembra chiaro che siamo disposti a indignarci non tanto per il reato commesso, ma per chi lo commette e soprattutto siamo capaci di indignarci se a commetterlo sono gli "altri".
Sono amica degli islamici che lapidano una donna? No! Ma non voglio più essere amica di quegli italiani per cui la questione degli immigrati possa essere sempre la scusa per non parlare dei nostri problemi.
Giorgio La Porta nella giornata del 25 novembre ha postato due cose sulla violenza contro le donne e nessuno di quei messaggi parlava di quello che viene fatto alle donne italiane. Si, sono razzista, è di loro che voglio parlare, é della violenza nel nostro paese su cui voglio puntare l'attenzione, su tutti quelli che riducono, ci riducono, in schiavitù e la nazionalità di chi lo fa poco mi importa. Per me sono tutti uguali, non è una cultura o subcultura a poter fornire attenuanti. Non siamo noi che dobbiamo portare pazienza. Ci interessa davvero guardare solo quella mano che tira una pietra o possiamo dirci pronti a guardare a quelle donne che, maltrattate, sono la luna?!
Decidete come meglio credete, ma per fortuna sappiate che le vostre parole per me non sono pietre, perché non sono disposta a subire la vostra violenza.