Sei punti di innesco, quattro a benzina, due di sostanze chimiche a Città della Scienza.
Incendio doloso.
Voi ci siete mai stati alla Città della Scienza?
Io si, e sono sempre state giornate con il sole.
Ero all'Università, allora, c'erano mostre di disegnatori, fumetti, c'era fermento, c'era vita.
C'erano i bambini che imparavano la scienza. C'erano i loro genitori che imparavano la scienza. C'ero io che imparavo la scienza.
Quel posto era magico, perché ti dava la possibilità di imparare, di capire piccole grandi cose che altrimenti non avremmo capito. Era come uscire da quello che si leggeva sui libri di scuola ed esserci in mezzo. Io lo so non perché l'ho letto, io lo so perché l'ho fatto. Ti sentivi grande e ti sentivi piccolo. Imparo questo, ma quante cose potrei imparare ancora?
L'approccio empirico era divertente.
Io credo che da qualche parte, alla Città della Scienza, qualcuno insegnava anche che il fuoco può nascere per caso, ma non sempre è così. Non ci vuole la Scienza.
Stamattina ardo anch'io, di rabbia.
Quello era un posto nuovo, un posto altro. Un simbolo, una speranza? No, era qualcosa di meglio, era un posto vero, un posto vivo.
E' andato tutto in fumo. Sono bravi questi che non conoscono il significato di metafore a cancellare l'aspetto metaforico. Loro sono letterali. La Città della Scienza è andata in fumo per colpa del fuoco, quello fatto di alte fiamme, perchè lì il fuoco già c'era, ma era un fuoco diverso, era un fuoco amico, quello alimentato dal vento buono.
Stanotte di vento non ce n'era, nessun tipo di vento, ma il fuoco si.
Adesso ci sono solo macerie. Solo macerie.
Oggi non si dovrebbe parlare d'altro. Oggi si dovrebbe parlare solo di queste macerie, perchè non sono solo le macerie di Napoli, dei napoletani.
Oggi dovremmo essere tutti lì, tra quelle macerie per dire che appartengono a tutti e per dire che quelle macerie siamo noi.
Dovremmo essere talmente tanti che se davvero ci fosse il dolo, chi ha appiccato le fiamme dovrebbe avere paura, paura di tutti.
Dovremmo essere lì, a dire che questo fuoco riesce solo a ricordarci che possiamo essere Fenice. Dovremmo essere lì a dire: "Scusateci se abbiamo permesso che il vostro fuoco fosse più forte del nostro, ma grazie per averci ricordato che il nostro deve essere più forte del vostro."
Sei punti di innesco, quattro a benzina, due di sostanze chimiche a Città della Scienza.
Incendio doloso.
Se fosse davvero così, adesso tocca a noi ardere, mentre loro dovrebbero marcire in galera e poi bruciare all'inferno. Se non lo facessimo saremo condannati, esattamente come loro.
5 marzo 2013
Pubblicato daSerena Prinza Etichette:
camorra, Città delle Scienza, Fenice, fuoco, incendio, incendio doloso, Napoli
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Fuoco nemico
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