13 ottobre 2011


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Elogio dello sbadiglio

Continuavano a ripetermelo al mio corso di teatro: "Sbadigliate, gente, sbadigliate!"
Cominciavano, così, quelle ore di lezioni. Tanti sbadigli. Grossi sbadigli. E chi non riusciva a sbadigliare poteva piazzarsi davanti a quello più bravo sperando di essere contagiato. 
Nemmeno la mano davanti alla bocca, niente, non ci si doveva trattenere.
Bocca aperta il più possibile per agevolare tutte le contrazioni muscolari della faccia e non solo. Inalare e respirare, allargare il torace e stiracchiarsi, permettere al corpo di rilassarsi e lasciare andare i muscoli, liberandoli da ogni tipo di contrazione. Dovevamo, poi, accompagnare lo sbadiglio anche del suono e dai versi tipici del gesto, per far lavorare le corde vocali. 
Potevamo andare avanti anche per molti minuti. Lo sbadiglio era essenziale. Doveva venire bene. Dovevamo farne tanti.
Non siamo mai stati così bravi. 
Non come lo è stato Umberto Bossi, oggi. 
Del resto non c'era Silvio Berlusconi ad infonderci fiducia con i suoi discorsi.

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