Dal nostro inviato a New York:
Today is The Day: election day.
Si decide chi governa gli USA e un po' anche il mondo, per non farsi mancare nulla.
Scambio due chiacchiere mattutine con la nostra ospite, giovane alternativa web designer di brooklyn che, ovviamente, sostiene Obama anche in modo attivo: oggi per alcuni amercani è day off, non vanno al lavoro per l'election day (così si fa!) e lei va a fare volontariato ai seggi. Mi dice che si saprà qualcosa per le 10 di sera americane, che la tensione c'è ma non c'è quell'entusiasmo di 4 anni fa.
Saluto e mi tuffo nel cuore della Grande Mela: a parte qualche fila a qualche seggio aperto e la pista del Rockfeller Center trasformata in Democracy Plaza dalla NBC (con super sponsor della Microsoft... vabbè...) sembra un giorno come un altro: la Grande Mela sembra troppo occupata a spassarsela per pensare al Presidente, se poi si considera che quasi il 50% degli americani non vota alle presidenziali...
In Times Square, tempio dei megaschermi, c'è una bella bandierona americana che campeggia in led e un bel po' di schermi che riportano le info e, dalle 7 pm, gli spogli parziali: non ci capisco niente, ma all'inizio non sembra messa bene per il caro Barack, aka mister Obama.
Scappo da Times Square, in cui c'è solo casino e gente intenta a farsi foto invece che leggere quello che succede nella scenografia, e mi catapulto nel Queens, quartiere residenziale da working class, upper però. Mi infilo in un pub, ci saranno 10 schermi, 2 sulle presidenziali, altri su sport e tv show stupidi (e violenti). L'audio, però, è solo quello delle presidenziali. E' già qualcosa. Obama recupera terreno, pareggia... cacchio devo andare. In un'ora di metro resto isolato, incrocio solo un pro obamiano, scuro in volto, anche se bianco. Arrivo a casa e i ragazzi sono sul divano: chiedo subito aggiornamenti e pare che ormai manchi poco alla vittoria di Obama! 5 minuti e arriva l'annuncio: l'Ohio ha capitolato, vittoria!
E questo è tutto... si resta seduti sul divano, soddisfatti, un po' più tranquilli per lo scampato pericolo, ma sembra che non ci sia tanto da festeggiare. Di che colore sarà domani New York? (Antonio Giordano)
Scambio due chiacchiere mattutine con la nostra ospite, giovane alternativa web designer di brooklyn che, ovviamente, sostiene Obama anche in modo attivo: oggi per alcuni amercani è day off, non vanno al lavoro per l'election day (così si fa!) e lei va a fare volontariato ai seggi. Mi dice che si saprà qualcosa per le 10 di sera americane, che la tensione c'è ma non c'è quell'entusiasmo di 4 anni fa.
Saluto e mi tuffo nel cuore della Grande Mela: a parte qualche fila a qualche seggio aperto e la pista del Rockfeller Center trasformata in Democracy Plaza dalla NBC (con super sponsor della Microsoft... vabbè...) sembra un giorno come un altro: la Grande Mela sembra troppo occupata a spassarsela per pensare al Presidente, se poi si considera che quasi il 50% degli americani non vota alle presidenziali...
In Times Square, tempio dei megaschermi, c'è una bella bandierona americana che campeggia in led e un bel po' di schermi che riportano le info e, dalle 7 pm, gli spogli parziali: non ci capisco niente, ma all'inizio non sembra messa bene per il caro Barack, aka mister Obama.
Scappo da Times Square, in cui c'è solo casino e gente intenta a farsi foto invece che leggere quello che succede nella scenografia, e mi catapulto nel Queens, quartiere residenziale da working class, upper però. Mi infilo in un pub, ci saranno 10 schermi, 2 sulle presidenziali, altri su sport e tv show stupidi (e violenti). L'audio, però, è solo quello delle presidenziali. E' già qualcosa. Obama recupera terreno, pareggia... cacchio devo andare. In un'ora di metro resto isolato, incrocio solo un pro obamiano, scuro in volto, anche se bianco. Arrivo a casa e i ragazzi sono sul divano: chiedo subito aggiornamenti e pare che ormai manchi poco alla vittoria di Obama! 5 minuti e arriva l'annuncio: l'Ohio ha capitolato, vittoria!
E questo è tutto... si resta seduti sul divano, soddisfatti, un po' più tranquilli per lo scampato pericolo, ma sembra che non ci sia tanto da festeggiare. Di che colore sarà domani New York? (Antonio Giordano)
Poi Obama ha parlato: "Il meglio deve ancora venire!" Io, fossi in voi, mi guarderei intorno, sperando di (ri)conoscerlo!
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