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18 aprile 2013


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La verità mi fa male, lo so!

Io vi chiedo scusa, perché, è vero, alle ultimi elezioni ho votato PD.
Io vi chiedo scusa, perché davvero ho pensato che loro sarebbero stati quelli che ci avrebbero portati fuori da 20 anni di berlusconismo.
Io vi chiedo scusa, perché ho creduto alla forma di democrazia di un partito che sceglieva di interpellare i propri elettori per prendere le grandi decisioni sui nomi e le persone da scegliere.
Io vi chiedo scusa, perché mi sono fidata di Bersani quando diceva: "MAI con Berlusconi!"
Io vi chiedo scusa, perché li ho difesi quando si parlava di inciuci in nome di un cambiamento a cui loro avrebbero contribuito.
Io vi chiedo scusa, perché mai come stavolta io ho scelto loro e non Vendola o qualche sinistra più a sinistra.
Io vi chiedo scusa, perché la colpa del fallimento elettorale l'ho data a chi ha votato gli altri.
Io vi chiedo scusa, perché mi sono ostinata a considerare giusto un partito morto o che non sa fare altro che operarsi per il proprio suicidio.
Io vi chiedo scusa, perché non mi sono unita ai cori dei: "vaffanculo", "siete tutti morti", "vi mandiamo tutti a casa".
Io vi chiedo scusa, perché quelli che io ho votato non hanno avuto coraggio, non hanno avuto sensibilità, non hanno avuto lungimiranza e non hanno avuto rispetto, per me e per quelli come me, ma anche per quelli come voi.
Io vi chiedo scusa, perché questo paese, soprattutto adesso, avrebbe bisogno di altro.
Io vi chiedo scusa, perché, forse, sono migliore di loro, ma ho finito per non dimostrarvelo.
Io vi chiedo scusa, perché avevo dato loro un'altra chance e poi un'altra ancora.
Io vi chiedo scusa, perché ho lasciato che mi tradissero.
Io vi chiedo scusa, perché adesso sono furente, incredula, delusa, smarrita.
Io vi chiedo scusa, ma vi prometto che, alla luce di quello che sta succedendo oggi, non lo farò più.
Votare Pd, intendo.
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10 aprile 2013


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Okkupiamo!

"La nostra è una protesta seria!" 
Prima o poi c'era sempre qualcuno che, con voce forte e piglio indignato, veniva fuori con questa frase.
Le proposte, naturalmente, venivano fatte nelle riunioni quando ci si vedeva tutti, anzi si organizzavano riunioni apposta per decidere cose fare e come farlo.
Erano giornate importanti, anche se c'era sempre chi le considerava momenti di ricreazione allargata.
C'era sempre quello che prendeva la parola, senza dire mai niente e c'era quello che le sparava grosse. Poi c'era il moderato considerato mollaccione e il facinoroso considerato un figaccione. Poi c'era il facinoroso considerato pericoloso e il moderato considerato saggio.
Nella migliore delle ipotesi erano le menti eccelse a dettare la linea, nei casi meno fortunati un leader oculato, nella peggiore delle ipotesi pochi molto carismatici con idee un po', diaciamolo, del cazzo. Capita. Ci vuole senso critico.
Del resto si poteva dare colpa all'inesperienza. 
Siamo alle prime armi. No, siamo pacifisti!
Dateci tempo. Non c'è più tempo. Bisogna fare qualcosa!
"Ma se provassimo ad ascoltare anche quelli che vogliamo combattere?"
"Che senso avrebbe ascoltare quelli che vogliamo combattere?" 
"Alcuni di loro non sono poi così male!" 
"Ma sono sempre loro e noi non siamo loro, noi siamo noi."
"Però vivono questo posto esattamente come noi."
"Loro sono attaccati ai soldi, non gli interessa davvero il nostro futuro."
"Ma è la cooperazione ed il confronto che ci aiuterà a costruire il nostro futuro!"
"Se continui su questa linea possiamo sempre metterla ai voti e vediamo chi ti segue, ma se poi non ti seguono tu sei fuori!"
"Perché non la penso esattamente come voi?"
"Perchè non possiamo permetterci spaccature!"
"Ma io..."
"E poi, pensaci bene: quando ci ricapita? Dai, che sarà divertente. Li spaventiamo un pò, impareranno ad avere paura di noi, a rispettarci. Ma senza rompere niente, una volta che siamo dentro. Mi raccomando!"
"Ok."
"Allora siete d'accordo tutti?"
"Siiiiiiiiiii!"
E' deciso: OKKUPIAMO! (*)

(*)tratto dai miei ricordi del 3zo anno di liceo.
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5 aprile 2013


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Bel tempo (di una volta).

Questo è un paese dove non ci si capisce più nulla. Parlare di politica è praticamente impossibile, anche per i politici. Sarà per questo che alcuni di loro, i politici, si mettono a parlare del tempo, ma anche il tempo da qualche problema. La primavera tarda ad arrivare e la cosa da un tantino di fastidio a tutti, ma a qualcuno più che ad altri. 
Quello affetto da meteropatia è Zaia, presidente della regione Veneto ed esponente della Lega. "Basta pioggia! (in Veneto)" avrebbe dovuto dire e invece no, invece ha detto: "Basta dire che in Veneto piove!" E anzichè prendersela con il caso, con il destino, con la sfiga, con l'inquinamento atmosferico, con il surriscaldamento del pianeta, con marzo pazzo e aprile con l'ombrello, se la prende con il meteo: "Cancellate il Veneto dalle previsioni!"
Ma se cancelliamo il Veneto dalle previsioni, smetterà di piovere? 
Non è un pò come dire che ci sono i ristoranti pieni nel bel mezzo della crisi, o come dire che quelle erano cene eleganti, o come dire che quello dietro alla testa di Aldrovandi morto è un cuscino rosso, o come dire che Ruby era la nipote di Mubarak, o come dire che la fidanzata di Berlusconi è una ragazza dai principi solidi, o come dire che mi hanno ristrutturato casa a mia insaputa, o come dire che ho preso una laura (finta)?
Insomma se piove, piove e qui piove sul bagnato, perché intanto non esiste più la mezza stagione e speriamo che sia vero che non può piovere per sempre, ma per ora è st'acqua qua. Come diceva qualcuno.
 

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