16 maggio 2011


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Gente di seggio

Alla fine il sole splendeva alto sui seggi, ma senza il caldo che invogliava tutti ad andare al mare. Sarà per questo che a Milano l'affluenza è stata maggiore che in altre città d'Italia.
Sarà così. Oppure i cittadini sono andati a votare per dirci qualcosa. Cosa avranno voluto dire lo scopriremo a seggi chiusi e ad urne aperte.
Io ho provato a guardare le facce del mio seggio. Mi sono sentita giovane.
C'era quello con fidanzata al seguito, ben vestito, occhiali da sole e una faccia da over 40enne di bella presenza con un golfino color pastello che esclamava: "ahhh, nessun nome da votare, solo una croce su un simbolo, che poi questi chi li conosce, infondo mi hanno detto solo di barrare..."
C'era la signora ultra 60enne, appoggiata a una stampella, messa in piega fatta e lingua tagliente, inferocita per la mancanza di quel personale addetto ad accompagnare al seggio coloro che necessitavano di assistenza.
C'era il milanese con la pancia da imprenditore e giubbino di pelle.
C'era quello con la faccia da lavoratore autonomo e la moglie casalinga che ha passato una vita tra fornelli e figli.
C'era la signora 80enne con il vestito buono della messa.
C'era la ragazza con la felpa, gli occhialoni, il jeans stretto, le scarpe colorate e il casco in una mano.
C'era una donna di colore, nata in un altro paese, ma milanese quanto me.
C'era una mia vecchia vicina di casa a ricordarmi che sono a Milano da così tanto tempo che anche andare a votare diventa un'occasione per rivedere persone conosciute.
E c'ero io che cercavo di capire quali erano i volti che somigliavano al mio. I voti che sarebbero potuti essere il mio e quelli che proprio no, non ditemi che avete votato così.
C'era la cabina dalla tendina che dà sempre l'impressione di rimanere un pò aperta, quel tanto che basta per aver quasi paura di essere visto mentre compi una scelta.
C'era la matita, quella che ti rimane sempre in mano anche a scheda imbucata e che lo scrutatore ti richiede con insistenza, tenendo in ostaggio i nostri documenti che diventano merce di scambio per riavere indietro il vero strumento democratico di questa giornata.
Tutti alle prese con una scheda lenzuolo, troppo grande per destreggiarsi in cabina elettorale e troppo grossa per poter essere ripiegata con destrezza.
Forse era questa la vera difficoltà del voto.
Si, Milano è una città dove si vota con una scheda lenzuolo sperando che, in futuro, la coperta non sia troppo corta.

2 commenti:

Chiara/gioiecolori ha detto...

quanti bei personaggi...
per un osservatore il seggio può provocare uno shock anafilattico!
:)

Serena Prinza ha detto...

oggi lo shock è venuto a un bel pò di gente. Lo scock di chi è rimasto senza parole e senza commenti e dichiarazioni ufficiali. Ma arriveranno e saremo bombardati per altri 15 giorni.
Poi si tornerà ai seggi e si vedranno altre facce :)
Grazie Chiara.

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