1 marzo 2013


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Sogno di uno scrutatore

Riflessioni da un seggio.

L'idea di dover votare su pezzi di carta colorata e per farlo di dover tornare al proprio Comune di residenza e sfilare al cospetto di persone sedute ai banchetti delle scuole elementari mi infastidisce. Mi sembra un rito, di quelli che non si mettono in discussione, perchè si è sempre fatto così: nostalgia da tempi andati, insomma. Ogni giorno migliaia, milioni di transazioni monetarie passano sulla rete, in tutta sicurezza, e non ci facciamo il minimo scrupolo... perchè non farci passare anche un voto?

Ho un sogno: uno scrutinio universale, per davvero, un voto così facile che non farlo è solo una scelta, vera, dove votano tutti, ma proprio tutti, dovunque essi siano purchè siano legittimati a farlo. Il diritto è libertà e la libertà è poter scegliere.

Per combattere il tuo nemico devi conoscerlo, così, mi sono iscritto alle liste come scrutatore e puntuale, alla prima tornata, arriva la chiamata! Ho così l'opportunità di studiare la cosa dall'interno, finalmente un faccia a faccia, per scoprire come girano gli ingranaggi della macchina elettorale, partendo dalla ruota più piccola (io)... e le ruote girano, l'avresti mai detto?!? I meccanismi sono collaudati e oliati, tra le mura di una bella scuola elementare, tra le facce scocciate delle forze dell'ordine e quelle speranzose dei giovani in cerca di un ripescaggio, tutto fila.

Presidenti, segretari, scrutatori e bidelli, plichi, matite, schede e cassettoni, buste e verbali, non manca niente, anzi, qualcosa avanza pure. Le schede sono quasi 1000, moltiplicate per 3, e vanno tutte firmate e timbrate. Si corre veloci, tra sigle e timbrature, ma il motivo di tutto ciò mi sfugge: alcuni timbri sono così lievi e alcune sigle così incomprensibili che non vedo come dovrebbero autenticare il tutto.
I registri sono divisi tra uomini e donne, per cui le signore e i signori fanno file separate, vengono gestiti su banchi separati e ho scoperto poi che c'è sempre più fila al tavolo delle donne che a quello degli uomini, come al bagno degli autogrill.

A parte qualche fanatico votatore della prima ora, gli orari della messa la fanno da padrone: non l'avrei detto che siamo ancora un paese così cattolico, povero illuso. E' divertente poi vedere come i primi giovani arrivino non prima di metà pomeriggio... o forse è deprimente? Non l'ho capito, fatto sta che i giovani non solo se la dormono, ma non si vedono proprio all'orizzonte, tanto che, sul piccolo campione della sezione, la percentuale di under 25 che vota è sotto la percentuale dei votanti. Peccato, perchè da loro, in salute e volenterosi, uno si aspetterebbe legittimamente qualcosa di più. Davvero in pochi sanno che ci vogliono 25 anni per votare al Senato: ricordo che a me, a scuola, l'avevano insegnato. Quando gli dici "voti solo alla Camera" ti chiedono "perchè", domanda assurda seconda solo alle risposte che ti danno quando chiedi il telefono cellulare.

Eh sì, perchè ci sono quelli che alla domanda : "hai il telefonino?" ti dicono "no", ma si vede lontano un km che mentono, e lo sapete, tutte e due. Quelli che ti vogliono dare il numero di telefono e quelli che "no, il numero non te lo do"... ma chi lo vuole? che me ne faccio? Quelli che gli squilla in cabina, e quelli che rispondono pure! E c'è pure il registro di chi ti lascia il cellulare, che poi li devi rincorrere comunque, tutti così abituati a tenerlo sempre addosso che non ne concepiscono la separazione. E poi ci sono quelli riluttanti, che non sanno dire le bugie, ma vedi nel loro volto una sofferenza nel lasciartelo e, guarda un po', c'hanno tutti l'iphone, 5! E' un vero spasso chiederlo ai giovani, che figurati se non ce l'hanno, dai! Ma i migliori sono quelli che ti dicono che è spento... che senso ha? ripeto: non è che sei al cinema e non devi disturbare, è che magari lo accendi e fai la foto e ti vendi il voto, anche se, Saviano docet, la mafia poi vuole la prova tangibile, la scheda bianca.

A dirla tutta vedi un giro tanta approssimazione, un margine di errore umano molto alto, una logistica tutta da verificare, per cui il voto diventa qualcosa che ti devi conquistare, in cui ci devi mettere del tuo. Il mio sogno di suffragio universale è lontano... però il 76% della Lombardia di questi giorni non è mica male! Alla fine la maggior parte delle persone va via sorridendo, perchè votare ti fa sentire parte di qualcosa, perchè tu sei uno come sono uno tutti gli altri (e non mi date del grillino che il concetto di "una testa un voto" non l'hanno certo inventato loro). E quando i conti tornano e tutti si sigilla e si manda al Ministero, ti senti di aver partecipato davvero alla vita del Paese, della società... quasi quasi andrebbe fatto fare a tutti, altro che militare! Bisogna affondare le mani nelle schede per capire.

Le possibilità di sbagliare sono tante, è vero, la discrezionalità è enorme, ok, però, sai che c'è? Forse è proprio qui che sta il bello: il destino del Paese è nelle mani delle persone più semplici, normali, umili, che possono sbagliare, sì, perchè è la vita. Sarò banale ma prendiamo autobus guidati da persone come noi, viviamo a decine di metri dal suolo in case costruite da muratori, non da scienziati, che poi sbagliano pure loro. E alla fine quando apri le urne e conti i voti ti senti investito di una bella responsabilità e cerchi di essere giusto e corretto, e conti e riconti, l'amico e l'avversario, tutti uguali.

Io resto della mia idea: sogno un suffragio universale vero, un voto così sempliche che possano votare tutti e tutti possano far sentire la propria voce. Sogno un voto più sicuro e con un margine di errore molto più basso di quello attuale e penso che la tecnologia e la rete possano svolgere un ruolo importante in tutto ciò, ma ammetto che si perderebbe questo straordinario momento di partecipazione, e questo un po' sarebbe un peccato. (*)

(*) Scritto da Antonio Giordano.

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