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11 settembre 2010
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11 settembre, new york, religione, torri gemelle
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11 SETTEMBRE
New York, 27 maggio 2009.
Avevo attraversato il ponte di Brooklin e scesa dal ponte mi sono ritrovata tra i grattacieli della City Hall e da lì prendendo la Greenwich Strett al World Trade Center. Vuoto.
Un vuoto racchiuso da teloni che qualcuno cerca ora di riempire di altro. Così quel vuoto diventa cantiere in cui lavorano degli operai. Eppure sbirciando tra le fessure di quei teloni la sensazione è che le proporzioni non tornano. Lo spazio in cui erano stipate le torri gemelle, una accanto all'altra, è troppo piccolo se paragonato alla tragedia di quel crollo. E non sono solo i morti, ma per lo squarcio storico che si è aperto a Ground Zero.
Ho provato a immaginare le torri in mezzo agli altri grattacieli; mi sono rivista la scena degli schianti. Altro problema con le proporzioni, ma stavolta c'entra l'altezza. Tutti i grattacieli mi sembrano alti, ma nessuno a portata di volo di un aereo civile. Quanto erano alte le torri se quegli aerei non hanno avuto bisogno di fare scicane tra gli altri grattacieli? Giù dal basso, guardando quel cantiere sembra quasi impossibile anche se il tutto è avvenuto in diretta.
Il ricordo resta lì.
Oggi c'è un nuovo Presidente, c'è stata l'idea di un tempo migliore a cui tutti anche al di qua di quell'oceano vogliamo credere, nonostante gli altri morti caduti oltre lo spazio di quei grattacieli. Nessuna guerra è stata vinta. Nemmeno quella contro la stupidità, anzi. La stupidità accende i microfoni di chi tra le urla dei predicatori ha promesso fiamme per distruggere un libro sacro. Fiamme che non si sono alzate verso nessun cielo, ma che comunque hanno infiammato il tempo dei ricordi e del rispetto che ancora non riusciamo ad esprimere nel modo giusto verso nessuna vittima, al di là di ogni religione.
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8 settembre 2010
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camorra, Pagani, Pollica, sindaco
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Di camorra si muore
Era l'11 dicembre 1980. Quell'uomo si chiamava Marcello Torre ed era sindaco di Pagani.
Un sindaco è stato ucciso dalla camorra. Tornava a casa. Lo hanno colpito mentre erano in macchina scaricandogli addosso una serie di colpi. Un'esecuzione in piena regola per punire un uomo che aveva fatto della legalità il proprio modo di governare.
Era il 5 settembre 2010. Quell'uomo si chiamava Angelo Vassallo ed era sindaco di Pollica.
Pagani e Pollica sono due comuni della provincia di Salerno. Pagani fa 35.934 abitanti. Pollica ne fa 2474. Tra Pagani e Pollica ci sono 113 chilometri, 30 anni e due uomini, due sindaci morti per buona amministrazione.
Per l'omicidio di Marcello Torre il 10 dicembre 2001 la Corte di Assise di Appello di Salerno condanna all'ergastolo Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 4 giugno 2002. La condanna a morte di Torre era stata decisa dalla NCO perchè il sindaco di Pagani si era opposto apertamente alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia.
Per l'omicidio di Angelo Vassallo indaga la Direzione Distrettuale di Salerno.
Nel 1980 io vivevo a Pagani, avevo 2 anni e non ricordo l'agguato a Marcello Torre. Da oggi ricorderò quello di Angelo Vassallo, ma in questa guerra nessuna vittima può essere dimenticata.
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7 settembre 2010
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elezioni, governo, Mirabello, paese, PDL, politica
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Politici sopra(f)Fini
Lo ammetto, sono disorientata.
Mirabello è un paesino nell'Emilia Romagna, una regione notoriamente “rossa”. Il sindaco di Mirabello è una donna eletta in una lista civica con un passato a sinistra. Tutto normale e quasi anormale in un paese a destra.
Mirabello su wikipedia non c'è, ma forse ci sarà.Potrebbe esserci dopo il 5 settembre 2010. Potrebbe esserci perchè a Mirabello si è detto che il “PDL non c'è più!” E il PDL su Wikipedia c'è.
Fini, una volta fascista, che fu MSI prima e AN poi, parla a braccio per quasi due ore e punta il dito verso il dittatore comunista: Berlustalin, il capo di un governo di destra.
Fini pronuncia parole strane come integrazione, rispetto, legalità, costituzione, popolo. Le parole che una certa politica, al governo, cercava di farci dimenticare e che una certa politica, all'opposizione, ha dimenticato. Fini pronuncia parole che quelli a sinistra credevano fossero a sinistra. Parole che quelli a sinistra hanno sperato fossero ancora a sinistra. Fini pronuncia parole da oppositore, diventando un oppositore stando in maggioranza. Fini, di questo governo, era un compagno di squadra. Fini adesso sembra solo un compagno. Un traditore per alcuni, il salvatore della Patria per altri. Forse è solo un'alternativa. Forse è l'alternativa. Forse. O forse no.
Quello che è certo è che Fini è un politico, non un imprenditore della politica.
Quello che è certo è che adesso la più grande differenza è tra chi intende la politica come interesse personale e tra chi la intende come un interesse comune. Quello che è certo è che c'è un vuoto in questo Paese e che la vera differenza è tra chi è capace di colmare quel vuoto e chi invece non ci riesce. Quel che è certo è che abbiamo una legge elettorale che è una porcata. Quello che è certo è che alla fine di un discorso politico ti devono tremare le mani dall'emozione e che se chiedi un bicchiere d'acqua quel tremore si vede.
Quello che è certo e che in caso di elezioni potrei cominciare a chiedermi cosa votare.
Il delfino divenne squalo, mentre si apriva la stagione della caccia al voto.
2 settembre 2010
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condanna, lapidazione, legge, protesta, Sakineh
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Io sono Sakineh Mohammadi Ashtiani
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
(Vangelo di Giovanni 8, 1-11)
Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, è detenuta nel braccio della morte nel carcere di Tabriz, nord-ovest dell'Iran.
Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata condannata nel maggio 2006 per aver avuto una "relazione illecita" con due uomini ed è stata sottoposta a 99 frustate, come disposto dalla sentenza. Successivamente è stata condannata alla lapidazione per "adulterio durante il matrimonio", accusa che lei ha negato.
Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una "confessione" rilasciata sotto minaccia durante l'interrogatorio e ha negato l'accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l'hanno ritenuta colpevole sulla base della "conoscenza del giudice", una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione.
Teniamo fuori la religione. Sono solo due storie. Una ricorda l'altra e in una ha vinto la ragionevolezza, mentre per l'altra ancora si combatte e si aspetta. La ragionevolezza, appunto.
Oggi devo essere Sakineh restando me stessa. Ricordando lei e schierandomi al suo fianco.
In nome della ragionevolezza.
http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391170&ref=HREC1-2
http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/30/news/lettere_a_sakineh-6585448/?ref=HREC1-2
1 settembre 2010
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circo, dittatore, primo ministro, stalliere
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Nel circo equestre il primo ministro è diventato galoppino
Il nano e il clown truccato da lampadato sono scesi dal palcoscenico. Il pubblico pagato, fatto di giovani donne di bella presenza è stato congedato dopo una lezione sulla religione che verrà, una copia del Corano e una medaglietta con il ritratto del pagliaccio, prossimo salvatore. Ai visi ben truccati, (com)piaciuti e (com)piacenti anche la promessa di salvezza, ma solo in caso di conversione e il consiglio di cercar marito nel paese di là, per consolidare con promesse nuziali la nuova amicizia tra due paesi prima nemici.
I cavalli sono tornati nelle stalle, il dittatore è tornato dittatore e il primo ministro ha smesso di fare lo stalliere. Ma i panni da padrino non si smettono mai.
I riflettori sono stati spenti, le televisioni anche. I giornali del giorno prima sono diventati buoni per incartarci il pesce, che come l'ospite, dopo tre giorni puzza. E infatti l'ospite è andato via. A rimanere sono gli strascichi e le polemiche di quelli che ai parchi giochi preferiscono i giochi al parco; l'indignazione dei prelati che fra un miserere e un'estrema unzione maledicono la sessione di propaganda islamica, lanciando anatemi attraverso un giornale dal titolo futurista.
I malumori sono arrivati anche dal popolo verde che abita sopra il Po e che odia i neri, quasi tutti i neri, ma soprattutto quei neri (al)là(h). Eppure i toni non si sono accesi e le parole sono rimaste miti nel segno giusto del compromesso di ribadire che loro restano paladini e futuri crociati se necessario, ma che nessuna guerra (per adesso) sarà dichiarata per offendere le cerimonie del nano cerimonioso soprattutto mentre il nano generoso con i soldi dello Stato fa giocare il pagliaccio iroso, ma gioioso quando qui e solo qui può mettere in scena parate, festeggiamenti e cene di gala.
Eravamo il paese di pulcinella. Diventeremo il paese dell'amico beduino?
Carosone cantava: "Allah! Allah! Allah! ma chi c' ha ffatto fa'?"